Rockwell ed Hanlon (1963) videro che lo stimolo maggiore alla donazione e quindi raccolta di sangue maggiore è quando si chiede di donare per la comunità, da cui il sangue raccolto viene usato per pazienti che sono ricoverati negli Ospedali locali e che sono nativi od abitano la zona. Alle stesse conclusioni giunge Allen (1972). Comunque a prescindere dalle condizioni economiche e dalle condizioni culturali (molto importanti per dare motivazione valida) è di importanza capitale la spinta che fa da molla all’atto. L’urgenza è la prima spinta, indi l’età del ricevente (tanto più giovane, tanto maggiore lo stimolo), poi l’evento che può essere emotivamente più o meno coinvolgente (dal grande incidente stradale o ferroviario al terremoto- utile ricordare il 6 maggio 1976 in occasione del terremoto in Friuli- alle guerre). Comunque l’urgenza deve essere molto saltuaria, cioè non può essere ripetitiva e magari ripetersi ogni tre-quattro settimane, poiché scade e diventa routine. Viene acquisita un’abitudine a sentire che si è sempre in carenza di sangue, da cui una sorta di rigetto o almeno una sorta di assuefazione uditiva al richiamo e la successiva non risposta. Non si può cadere nel classico errore di “al lupo al lupo”.
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