Il fejfa raccoglie in sè 3 simbologie fondamentali: quella dell’albero (ciclo nascita-morte), quella rappresentata dall’antropomorfismo e quella della barca. Esso rappresenta un defunto dentro la barca, una persona di cui la comunità non può più disporre. I feifak sono antropomorfi, in quanto presentano una corrispondenza tra parti anatomiche umane e parti del cippo. La forma di barca potrebbe essere dovuta al fatto che Cseke un tempo era una comunità di pescatori, tale per cui le barche diventano oggetti in grado di accogliere e far viaggiare l’uomo da vivo e da morto, sia materialmente sia simbolicamente.
Attraverso l’epitaffio presente sulla “pagina scritta”, il morto si esprime in prima persona parlando brevemente di sé. Ciò spiega perché il lavoro di asciatura possa avvenire solo ed esclusivamente nel giorno delle esequie: dal punto di vista simbolico, infatti, sarebbe insensato produrre l’oggetto che rappresenta il defunto quando ancora il defunto non c’è. Il fejfa si riferisce non al singolo defunto, bensì a ogni persona di cui la comunità rimane orfana.
Il fejfa è la simbolizzazione del bisogno di “essere pubblicamente” in un certo modo; per questo, molte persone provvedevano da vive a scegliere l’albero da cui sarebbe stato poi ricavato il loro fejfa per garantirsi una forma di rispettabilità post mortem, a prescindere dalla reale condotta di vita.
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