La conoscenza dei lati positivi delle tradizioni degli “altri” contrasta l’etnocentrismo che l’educazione ha inoculato in ciascuno di “noi”, convincendoci che i “nostri” valori sono i più alti, gli unici veri; per superarlo, dobbiamo accettare di conoscere le pagine buie della nostra storia, riflettere su di esse e impegnarci per evitare di rifare gli stessi errori.
In particolare, la scuola ha un ruolo fondamentale nel promuovere l’educazione interculturale, in quanto racconta la storia dell'”altro”, che porta a vedere aspetti diversi da quelli che vengono mostrati da altri approcci.
Specie in condizioni di estraneità e di marginalità, si creerebbe un bisogno di sicurezza che si esprime in un attaccamento in chi è sentito come più vicino e più simile a sè e allo stesso tempo si svilupperebbe un senso di distinzione e di separazione nei confronti dell’esterno; a livello ideologico, sono messi in risalto come positivi valori e costumi propri e si esprime orgoglio per l’appartenenza e le origini distintive.
Se vogliamo costruire un nuovo “noi” più solido e vitale, dobbiamo abbandonare ogni atteggiamento di chiusura e dimostrarci aperti all’incontro con l’altro, in quanto il rispetto reciproco non può nascere che dalla reciproca conoscenza. Infatti, il continuo confronto con altri punti di vista obbliga a un ripensamento delle proprie certezze e favorisce un egualitarismo culturale non basato su principi astratti ma derivato dall’esperienza concreta di convivenza con la diversità.