crisi in sei scene

Woody Allen torna ai fasti di un tempo con la serie TV “Crisi in sei scene” di Amazon Prime Video

Chi se lo sarebbe mai aspettato che l’ultimo lavoro del regista più “di nicchia” del cinema americano, Mr. Woody Allen, fosse commissionato da Amazon, una delle aziende di commercio elettronico statunitense più grandi.

Crisi in sei scene

crisi in sei scene

Crisi in sei scene è disponibile sulla piattaforma streaming chiamata Amazon Prime Video a partire dal 24 marzo 2017. Prime Video è un servizio completamente gratuito in Italia per tutti coloro che risultano clienti Amazon Prime che permette, alla stregua di Netflix oppure Infinity di Mediaset, di godere di film e telefilm.

Woody Allen è un autore che ha cominciato calcando le scene da One Man Show;  ora il nostro si trova immerso in uno dei mezzi televisivi oggi maggiormente in voga: il Video-On-Demand, una invenzione davvero pratica ed efficace.

Il servizio Amazon è arrivato in Italia nel dicembre del 2016, dopo che già era disponibile in oltre duecento paesi.

Forse per convenienza economica oppure per uno strano senso del masochismo, Allen si è buttato in questo lavoro che si è trasformato in una serie TV composta da sei episodi. Un modus operandi molto insolito dal quale ha sempre cercato di girare alla larga. Eppure eccoci qua!

Già dai titoli di testa, attorno ai quali aleggia un’allegra musica jazz (che Allen ha sempre adorato), si percepisce che il “buon vecchio” Woody di una volta è tornato.

Bastano pochi minuti e ci si immerge subito in un girone da commedia, tipicamente teatrale, dove la cinepresa diventa un personaggio silenzioso che insegue i personaggi e le vicende ad essi connesse, e sopratutto dove lo scambio di battute ironiche è una confortevole costante.

Siamo negli anni ’60, il conflitto nel Vietnam è una cruda e drammatica realtà e le rivolte giovanili dilagano ormai a macchia d’olio. In una tranquilla villa fuori da New York vive la classica coppia borghese.

Lui, l’uomo di casa (Woody Allen alias Sidney Munsinger ) è un mediocre scrittore e creatore di testi ed annunci pubblicitari.

Sua moglie Kay è la signora Munsinger (interpretata da Elaine May), che lavora come consulente matrimoniale. Le loro vite immerse nella routine quotidiana verranno interrotte e stravolte ben presto dall’arrivo di un personaggio molto particolare, interpretato dalla ex Hannah Montana Miley Cyrus, una ribelle estremista della nuova rivoluzione giovanile.

La serie è originale Amazon e si divide in sei episodi proprio come rivela il titolo; ognuno di essi possiamo percepirlo come fosse un vero e proprio atto teatrale.

Lo spazio scenico prediletto da Mr Allen è il caldo interno di una casa, contraddistinto dai movimenti di macchina  che si muove come se dovesse riprendere un unico piano sequenza e come se fosse presente la famosa “quarta parete” teatrale.

I lunghi dialoghi tra marito e moglie ci riportano a quelle disquisizioni esistenziali di “Io e Annie” (1977);  chissà che abbia volutamente realizzato una citazione di se stesso quando, in una delle scene, ha vestito la protagonista proprio con lo stesso look della mitica Diane Keaton, che sfoggiava pantaloni palazzo alti in vita, occhialoni e  cappello a falde larghissime.

Ma non sono solo i vestiti a rimandarci indietro nel tempo, perché compaiono anche le peripezie di una tipica coppia che cerca un po’ di brio e che si ritrova così fuggiasca tra i tetti di Manhattan.
Non poteva mancare questa città come un ulteriore protagonista dei suoi film più riusciti.

Un riferimento certamente voluto è il suo dirompente romanticismo rappresentato dalla notte, momento intimo tra due amanti, che mostra la luna tra le stelle assieme alla panchina che affaccia sul ponte di Brooklyn (vedi Manhattan). Anche la pioggia è un elemento spesso presente nei suoi film.

La vicenda si srotola come una caramella gustosa: i personaggi si incrociano e si allontanano, si mischiano e si attorcigliano come due elastici impazziti prima di giungere al culmine dell’ultimo atto in cui tutti loro sono presenti in scena in un tripudio di qui pro quo e imbarazzi.

Le scene comiche sono molto sopra le righe e sfiorano la macchietta, una caratteristica che vuole ritrarre i personaggi in maniera volutamente estrema ed al di là di ogni confine morale.

Le critiche al sistema ed alla classe medio alta della ragazza si scontrano spesso in dialoghi pungenti e cinici, con  Sidney Munsinger che ribatte efficacemente alle questioni dibattute.

A loro si affianca una giovane coppia di fidanzati in procinto di sposarsi e un allegro gruppetto di vecchine del club del libro, capitanato dalla padrona di casa Kay Munsinger. Le scene dedicate a questo “arzillo” assortimento della terza età rappresentano il fulcro ironico della narrazione e danno ritmo e sostegno all’intera vicenda.

Cosa può succedere a mettere nella stessa stanza un cinico, una rivoluzionaria, un giovane rampante dai dubbi amletici e i genitori dei futuri sposi, con un gruppo di scalcinate donne anziane che solo per diversificare la loro esistenza banale si compiacciono all’idea di legarsi nude davanti all’ufficio reclutamento?

Questo è quello che ha pensato bene di rappresentare il regista: una folta schiera improbabile di personaggi abbastanza assurdi da sembrare molto realistici, visto che rispecchiano proprio i pensieri e la mentalità dell’epoca (e forse anche quella attuale?)

La cosa certa di questo lavoro per la televisione è che Woddy Allen si è cimentato in un ambiente a lui caro e assolutamente familiare dove balzano alla mente, per chi ha apprezzato la sua arte, alcuni dei suoi capolavori più riusciti.

Se Manhattan era un lavoro di esterni, questo è una miscellanea di caratteri e stili che riconosciamo e perciò apprezziamo. Una commedia leggera ma profonda allo stesso tempo che esamina tematiche mai appassite purtroppo nella nostra società e porta alla luce idee e archetipi a noi familiari.

In questa serie televisiva si parla dei turbolenti anni sessanta ma in effetti si potrebbe ambientare anche nel presente, in cui viviamo anni dove i massimi sistemi sono affetti da gravi problematiche che rendono la povertà un dato di fatto tremendamente reale.

La ribellione del regista verso alcuni stereotipi sociali è palese e noi modesti spettatori non possiamo fare altro che condividerla.

Grazie Woody di essere tornato quello di un tempo. Un pomeriggio di pioggia si potrà gustare meglio comodamente a casa e sotto una calda coperta.

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