In Inghilterra nel 1901 Hubert Cecil Booth brevettò il primo “pulitore ad aspirazione” elettrico, l’antenato del moderno aspirapolvere. L’apparecchio, che doveva essere manovrato da due persone, venne usato per la prima volta per pulire i tappeti dell’abbazia londinese di Westminster in vista dell’incoronazione di Edoardo VII.
Bisognerà aspettare il dopoguerra affinché lo strumento diventasse di uso domestico all’interno delle case di comuni cittadini, per la gioia delle “massaie” dell’epoca.
Nel 1999 un ricercatore del MIT (Massachusetts Institute of Technology), Kevin Ashton, chiamò “Internet of Things” tutto ciò che poteva riguardare speciali etichette elettroniche che potevano essere lette da remoto con speciali apparecchi radio.
Tornando al presente, oggi il termine inglese è diventato un neologismo che si riferisce a tutto ciò che con internet possa essere collegato ad oggetti e luoghi concreti. Una sorta di evoluzione dell’uso della rete ed una mappa del mondo reale.
Internet of Things offre la possibilità di sfruttare una “identità elettronica” in grado di dirci la temperatura del suolo, oppure di agire tramite braccialetti indossabili che monitorano il sonno e dispositivi medici che avvertono se ci si dimentica di prendere una medicina.
In Svizzera, ad esempio, ci sono dei semafori intelligenti che diventano verdi quando una macchina attraversa la strada e l’incrocio risulta libero da pedoni od automobili.
Le così dette “smart city” sono un progetto ormai in via di definizione. L’illuminazione pubblica, per esempio, potrebbe contenere il 40% di consumo di energia elettrica attraverso un uso intelligente dei lampioni che “si accorgono” quando vi è bisogno di accendere la luce.
Ad oggi gli oggetti connessi sono circa 5 miliardi e diventeranno 25 entro il 2020.
Amazon ha già presentato Echo, assistente personale di casa che rileva con dei microfoni tutto ciò che succede attorno e regola di conseguenza le funzioni quotidiane della casa, come l’accensione dello stereo musicale e quello della sveglia per alzarsi dal letto. Inoltre può mostrare i risultati sportivi oppure le previsioni del tempo secondo le esigenze del padrone di casa.
Echo oltre al Wi-Fi possiede anche un’antenna Bluetooth, che può essere collegata ad uno smartphone per arricchire ancora di più le sue funzioni. Buttate via le chiavi di casa, con l’Internet of Things entreremo a casa con un tap sullo schermo dello smartphone e la stessa porta sarà attrezzata con una serratura Wi-Fi controllata da una applicazione.
Stessa cosa vale per il citofono. Vi ricordate quando, da ragazzini, si suonava il campanello a persone sconosciute solamente per il gusto di disturbate per poi scappare via? Sarà difficile fare questa classica bravata perché, con “Doorbot”, una telecamera connessa alla rete senza fili trasmetterà le immagini di chi c’è alla porta direttamente sullo smarphone.
C’è anche il “giardiniere digitale” capace di controllare le previsioni del tempo, le temperature, gli orari di alba e tramonto e regolare di conseguenza la quantità di acqua da distribuire alle piante.
La vita quotidiana sarà notevolmente agevolata se la casa intelligente accenderà per te la macchina del caffè, regolerà le luci ed il termostato, alzerà le tapparelle ed esaudirà tutte le esigenze di una vita domestica.
Tutto sarà regolato e collegato alla rete senza fili. E che dire di un frigorifero che vi dirà le scadenze degli alimenti o se un prodotto sta per finire? Una vera e propria magia per tutti.
Uno dei più grandi rischi derivanti dall’Internet of Things è certamente la privacy. L’umanità vivrebbe una vita fatta di sensori e misuratori, sotto il giogo di un monitoraggio costante delle nostre abitudini. Tutto questo potrebbe comportare una seria perdita di controllo di tutto ciò che comunichiamo attraverso la grande rete.
Questo incessante “occhio indiscreto” tutto digitale ci trasformerebbe in un continuo bersaglio da parte delle pubblicità. Cosa dire poi a proposito degli hacker? Potrebbero intrufolarsi nella nostra rete ed acquisire più informazioni possibili. Insomma i problemi sussistono e sono anche di una certa importanza.
Nei prossimi anni l’Internet of Things crescerà notevolmente, soprattutto per quanto riguarda il suo intrinseco valore economico.
Secondo la società McKinsey Global Institute, che si occupa proprio di sviluppare mappe economiche per valutare l’impatto sul mercato di questa nuova frontiera, entro il 2025 il mercato varrà una cifra pari a 11.000 miliardi di dollari di valore oggettivo, che equivale a circa l’11% dell’intera economia mondiale.
Nello specifico il rapporto McKinsey ha stabilito che 4 mila miliardi verranno dal mondo delle fabbriche; 1.700 dalle città “intelligenti” e 1.600 dalla vita quotidiana tra salute, fitness e casa.
Il valore più importante di questa “quarta rivoluzione industriale” (come ormai viene chiamata), è che una discreta fetta potrà andare ad aiutare l’economia dei paesi in via di sviluppo, sempre che i pochi potenti che hanno in pugno la ricchezza mondiale non decidano altre vie per guadagnare, a discapito delle nazioni più povere.
La prima vera città del futuro nascerà in India nel 2020, se ci pensate non mancano poi molti anni.
Questa sarà costruita su di una superficie di 359 ettari e verrà chiamata “Gift” (Gujarat International Finance Tec-City). La città rappresenterà un centro finanziario super tecnologico.
Reti di sensori e telecamere percorreranno tutto lo strato urbano. Un sistema per la spazzatura farà sì che i rifiuti verranno aspirati da una conduttura viaggiando a 90 km/h in una discarica sotterranea.
Le case, o meglio, i palazzi, avranno un sistema di refrigerazione con climatizzazione centralizzata. Un impianto appena brevettato farà circolare acqua fredda tra i muri. Ogni palazzo sarà coibentato per ridurre al minimo lo spreco di energia.
L’acqua sarà continuamente riciclata e potrà essere riutilizzata come nuova; stessa cosa per quella piovana. Una conquista tecnologica importante per tutti i paesi in cui l’acqua scarseggia, ma soprattutto per non permettere che la terra esaurisca il vitale liquido incolore fra poche centinaia di anni.
Per scoraggiare i malintenzionati la città avrà cinque ingressi monitorati costantemente da un dispositivo che rileva dati biometrici. Questi saranno in grado di identificare chi non è residente ed invieranno immediatamente un segnale al centro operativo delle Forze dell’Ordine qualora si presentasse qualche soggetto sospettoso.
Una megalopoli ultra tecnologica che porterà circa un milione di posti di lavoro. Nel progetto c’è anche l’Europa con la Alcatel-Lucent Enterprise, azienda con sede in Francia e specializzata nell’offrire soluzioni di networking e cloud services.