Si fà ogni giorno più stringente il dibattito sul prossimo referendum, la cui data è stata finalmente fissata per il 4 dicembre, sulla riforma del nostro assetto costituzionale. Dibattito che è diventato un poco surreale da quando una parte del PD (ricordiamo, il partito che esprime il presidente del consiglio, nonché promotore appunto della Riforma in gioco e quindi del referendum), quella cosiddetta “minoritaria” facente capo tra gli altri all’ex segretario Bersani, ebbene, dicevamo, la minoranza interna dello stesso partito promotore, si schiera dalla parte del NO (cioè di chi NON vuole far passare questa riforma, per mille motivi!), creando così uno stato confusionale anche fra gli stessi elettori di quel partito; ad aumentare ancora più tale confusione, da alcune settimane, è sceso nel campo del NO anche un altro ex segretario, addirittura ex presidente del consiglio e tra i fondatori del PD, cioè quel Massimo Dalema che era un pò passato nel dimenticatoio, ma che appena ha annusato nell’aria la possibilità di poter in qualche modo “nuocere” all’acerrimo nemico Renzi (ricordiamo da quest’ultimo defenestrato da qualsiasi incarico nel partito e negato nella sua aspirazione di una qualsiasi rappresentanza in seno alle istituzioni europee, come avrebbe voluto), non si è fatto pregare due volte per schierarsi apertamente dalla parte di chi NON vuole la Riforma, e lo ha fatto con una acredine e una serie di argomentazioni che, per chi le ha seguite almeno in parte, non possono che lasciar basito, sia nella forma che nella sostanza, a tal punto da far pensare che questo Referendum, per molti politici almeno, sta diventando, anzi è diventato, materia non per discutere sulla necessità e utilità della riforma in sè, ma solo occasione per mettersi in mostra e tornare alla ribalta come “finti” rappresentanti di un modo di pensare, ma in realtà con l’unico scopo di mettere il bastone fra le ruote ad una avversario politico, fregandosene così del bene o meno degli italiani, i quali vorrebbero capire BENE se questa Riforma fa bene al loro paese o se è solo un palliativo per far vedere che si fà “qualcosa ” di nuovo e potersi così presentare alle prossime elezioni fregiandosi del titolo di “riformatori”.Quindi cercare di capire diventa veramente difficile, per tutti, perché bisognerebbe che lo scontro non fosse così “personalizzato”, ma entrasse di più nel merito della Riforma, per dare appunto al cittadino
medio la possibilità di poter discernere quale sia a suo modo di vedere la scelta migliore, invece purtroppo si assiste all’ennesimo battibecco su qual è il Gallo più bravo del pollaio!!!
Mauro Filippi