Ancora una volta l’assegnazione del premio Nobel della Letteratura ha destato scalpore ed ha diviso le opinioni di milioni di persone. Molti si chiedono: <<Che c’entra Dylan con la letteratura?>> Come si può accostare il suo nome davanti ai grandi della letteratura mondiale? Alessandro Manzoni, Giacomo Leopardi, Stevenson, Twain, Shakespeare, Oscar Wilde….solo a sentire questi nomi ci si “accappona la pelle”, e molti ritengono che quello di Dylan sia una blasfemia a tal confronto.Ma è veramente così?
Diciamo subito che una leggenda non si crea in un giorno: Dylan ha impiegato 60 anni, durante i quali ha “sfornato” musiche geniali, in continua evoluzione, passando dal folk al rock al pop in maniera sempre unica ed originale. Il valore dei suoi testi è irraggiungibile a tutti e tutti hanno imparato qualcosa da Lui, dal suo modo di scrivere testi e dai suoi contenuti. Uno straordinario “visionario” lucido e analitico che ha saputo rappresentare la realtà che ci circonda attraverso uno stile musicale che soltanto lui ha saputo trasformare in poesia autentica: il rock and roll.
La sua vena artistica non può avere una connotazione precisa, è semplicemente un genio che esprime l’arte in tutta la sua incommensurabile grandezza, dove non ci sono confini o limiti: poesia, testi musicali, musiche popolari, struggenti e psichedeliche che si fondono in un’unica armonia, accompagnata dal suo inseparabile organetto da bocca. Dopo 20 anni di attesa, ben venga questo riconoscimento a questo grande menestrello della musica mondiale. La letteratura non ne esce indebolita, ma rafforzata e allargata a nuovi orizzonti.