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Aliante Tuscia: caso di successo nella promozione e valorizzazione del territorio

Aliante Tuscia vuole essere un progetto teso a promuovere una realtà identitaria che sembra troppo trascurata rispetto al valore immateriale che rappresenta per l’Italia intera. La Tuscia offre luoghi di interesse storico, artistico, paesaggistico ed enogastronomico che dovrebbero costituire un indotto economico significativo per il Paese.

Aliante Tuscia

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Siti archeologici abbandonati, lasciati decadere nella sporcizia e nella non curanza. Luoghi di interesse artistico e culturale per i quali non esistono spesso indicazioni. Siti archeologici non visitabili poiché all’interno di proprietà private o inaccessibili. Aliante Tuscia vuole promuovere una porzione significativa dell’Italia, quella di Viterbo e Provincia, fino a toccare i confini con Toscana ed Umbria. Aliante Tuscia vuole offrire a tutti la possibilità di conoscere meglio la storia e le origini di un territorio che ha rappresentato molto per la storia di tutta Europa.

Si vuole raccontare, attraverso un portale web, la bellezza delle vicende cruciali che hanno caratterizzato, ad esempio, la storia dei rapporti tra Stato e chiesa. Proprio a Sutri (Vt) è avvenuta la famosa, ma non da tutti conosciuta, donazione del castello di Sutri che nel 728 Liutprando fece a Papa Gregorio II. A Montefiascone (Vt) è nato il vino Est, Est, Est, che deriva il suo curioso, ma non casuale nome, dalla vicenda di Defùk, al confine tra storia e leggenda. Nella zona di Montecasoli, tra Chia e Bomarzo (Vt) antichissime civiltà, probabilmente risalenti al tardo Neolitico hanno lasciato significative testimonianze del culto della Dea Madre con cui verranno a contatto gli Etruschi.

Un patrimonio di storia e cultura che rappresenta l’identità per il nostro Paese e che potrebbe costituire un valore aggiunto ancor più significativo per tutte le realtà turistiche della zona. Il problema? Essenzialmente l’abbandono e la non curanza. La mancanza di infrastrutture idonee e di pubblicità adeguata. Aliante Tuscia è un blog che vuole promuovere il territorio al solo scopo di arricchire le realtà imprenditoriali che su quel territorio operano, per ampliarle, accrescerne il numero e valorizzarle. Offrire alle realtà locali una opportunità per farsi conoscere meglio e per farlo all’insegna dell’enorme ricchezza storica e culturale che andrebbe meglio sfruttata come fattore di legittimazione dall’imprenditoria locale. Chi opera nella Tuscia, non dovrebbe offrire solo vini, alimenti, pernottamenti, servizi di ristorazione, ma tutto il patrimonio millenario e secolare della zona. Obiettivo di Aliante Tuscia è trasmettere il valore immateriale del territorio e aiutare, piano piano, le realtà imprenditoriali della zona a veicolarlo attraverso la loro attività e i loro servizi.

E’ stato proprio nella Chiesa di San Silvestro, a Piazza del Gesù a Viterbo, che venne assassinato per mano di Simone e Guido di Montfort Enrico di Cornovaglia, figlio del Re Riccardo. I Montfort, partititi nel 1271 dall’Inghilterra, violarono il suolo sacro della Chiesa per uccidere a fendenti di spada il loro cugino durante una sosta del corteo funebre teso a riportare in Francia i resti di Luigi IX morto nella crociata in Tunisia. I Montfort intendevano vendicare l’uccisione e il vilipendio di loro padre e di loro fratello caduti nella storica battaglia di Evesham, rientrante nell’episodio storico della guerra dei Baroni d’Inghilterra.

In quel periodo erano presenti a Viterbo anche Filippo III di Francia e Carlo d’Angiò in occasione del concilio per l’elezione del nuovo Papa. Non importò ai due fratelli di violare la sacralità di San Silvestro, presso il cui altare il cugino Enrico implorava pietà. Per questo turpe omicidio non vennero condannati, ma saranno scomunicati e Simone VI di Montfort morirà poco dopo.  Dante Alighieri cita l’episodio in un passo della Divina Commedia, nel Canto XII dell’Inferno, dove il centauro Nesso mostra a Dante e Virgilio il fiume di sangue Flegetone, nel quale sono immersi i violenti e gli assassini a sangue freddo. Tra questi Nesso indica Guido di Montfort colpevole d’aver violato un luogo sacro assassinando brutalmente il cugino Enrico di Cornovaglia.

Episodi questi, al centro della storia d’Europa. Episodi che sono al centro della letteratura italiana che del suo prestigio ha vestito il mondo. Episodi che meritano di essere raccontati e divulgati il più possibile. Sulla chiesa di San Silvestro a Viterbo troneggia una targa in pietra che racconta l’episodio dantesco, ma di essa ne sono all’oscuro anche molti Viterbesi.

Camminando nei boschi della Tuscia si scorgono sarcofagi romani abbandonati, sorgenti paleolitiche che ancora lasciano sgorgare acqua ed altari votivi che risalgono, molto probabilmente, al periodo in cui gli Etruschi vennero a contatto con le culture celtiche scese nel Mediterraneo. Occasioni uniche da sfruttare per organizzare dei tour culturali ed enogastronomici con il solo obiettivo di incrementare il turismo e l’economia della zona, ma che purtroppo non sono adeguatamente tenuti in considerazione dalle istituzioni e dall’imprenditoria locale.

Viterbo fu città dei Papi fino al 1281 circa, da quando nel 1257 Papa Alessandro IV decise di trasferirvi la sede della Curia. Le motivazioni di questa scelta risiedono in importanti vicende storiche che hanno caratterizzato i rapporti tra Stato e Chiesa e che sono al centro delle analisi di illustri studiosi locali quali, ad esempio, Cesare Pinzi, Giuseppe Signorelli e Feliciano Bussi. Tali vicende hanno anche attratto l’attenzione di illustri studiosi internazionali quali Norbert Kamp.

Viterbo è stata al centro degli interessi logistici e delle operazioni militari dei Templari, prima ancora ha rappresentato un luogo di incontro tra le civiltà Romana ed Etrusca. Nell’abbandonata e decaduta Musarna, che potrebbe essere recuperata e valorizzata, risiedono le vestigia di un antichissimo abitato etrusco con terme romane edificate in seguito alla sottomissione di Musarna a Roma.

Musarna, tra Viterbo e Tuscania, nacque quando vi si trasferì una nobile famiglia etrusca, quella degli Alethna, che riuscirà a mantenere il proprio ruolo di preminenza anche sotto la dominazione romana, consentendo al luogo di preservare la sua identità etrusca. La tomba degli Alethna è la più grande dell’Etruria ed è oggi sommersa dall’immondizia e dalle sterpaglie. Musarna è forse la più importante testimonianza italiana del lento processo di romanizzazione che spesso si è rivelato essere più un processo di colonizzazione che non di cancellazione delle culture sottomesse a Roma. E’ probabile che il mosaico in lettere etrusche, e non latine, rinvenuto nelle Terme di Musarna, sia la testimonianza che furono proprio gli Alethna a commissionare la costruzione delle terme e che riuscirono a mantenere la loro identità linguistica anche dopo la sconfitta e la sottomissione all’Urbe.

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